Sotto il fascismo l’Italia ha vissuto uno dei momenti più bui della sua storia LGBT+ quando centinaia di persone in tutta Italia (quasi esclusivamente uomini) vennero arrestate, schedate dal ministero dell’Interno, e mandate al confine perché omosessuali.
‘Le stazioni della Via Dolorosa degli Arrusi’ è la storia degli ‘arrusi’. I quarantacinque uomini omosessuali catanesi arrestati e deportati nell’isola di San Domino delle Tremiti.
Di certe cose è sempre meglio non parlare.
“A gennaio vengono imprigionati venti arrusi. Tra di loro, però, troviamo uno solo del gruppetto dell’arvulu rossu: Girolamo ’a Carbunara, certamente il più mite e appartato. Gli altri verranno presi soltanto a febbraio. E questo ci fa capire due cose. Primo: la polizia fatica a ricostruire un panorama davvero accurato degli arrusi catanesi. Per questo non cattura tutti subito–anzi a volte sembra disperdersi in arresti fatti a caso, in base a questa o quella soffiata. Con il rischio che gli altri si diano alla macchia. Secondo (e più sorprendente): coloro che saranno arrestati più tardi, a febbraio, ora sanno senza dubbio cosa è accaduto, eppure rimangono in città, ognuno a casa sua, e addirittura continuano a frequentare la sala di piazza Sant’Antonio. Un motivo è certamente l’abitudine a sanzioni quasi sempre più miti del confino. Altri motivi sono l’inesperienza, la convinzione di non aver fatto nulla di male e soprattutto di essere sempre stati «discreti». E poi la mancanza di denaro, reti di solidarietà, alternative concrete: la passività indotta dei miseri. Chi aveva una via d’uscita, come vedremo, probabilmente ne approfittò.”
— La città e l’isola: Omosessuali al confino nell’Italia fascista by Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio
Gli arresti Sono stati raccolti. E sono scomparsi, raccolti al lavoro, a casa, anche a letto. La polizia agisce in molti luoghi diversi, per catturarli tutti insieme, nello stesso posto. Il primo gruppo di arrestati, svanito nel nulla, è meglio non parlare di certe cose. Ma questo ragazzo, sedicenne spensierato, vede tutto dal buio del vicolo. Il panico sale, la paura si diffonde, un gran viavai di polizia e carabinieri, qualche più arrusi e masculi spinti sui furgoni, portato in questura, senza lasciare tracce. I arrestati sfilano davanti alla commissione, con belle discolpe battute a macchina, ma inutili. Delle suppliche non si parla affatto, solo cinque anni di confino, senza appello. La decisione è presa, non c'è scampo. Gli arrusi sono ora in preda al panico e alla paura mentre gli arrestati sono portati via, lontani, scomparsi, senza lasciare tracce.